In molti forse si staranno chiedendo cosa è il greenwashing: è una pratica ingannevole, una strategia di marketing utilizzata da alcune aziende e compagnie petrolifere per mostrare un finto interesse nei confronti dell’ambiente: un ecologismo di facciata insomma, che cerca di nascondere all’opinione pubblica i danni ambientali causati dalle aziende stesse.
Come possono i consumatori riconoscere questa pratica?
Questo tipo di comunicazione è caratterizzata da:
- un linguaggio approssimativo o troppo tecnico
- gli spot e le campagne sono spesso contraddistinti da immagini suggestive e tonalità verdi ricorrenti
- il prodotto viene definito green su un set molto limitato di parametri
- non vengono forniti dati significativi per supportare quanto dichiarato negli slogan pubblicitari
Vediamo ora qualche esempio: tra i casi più noti di greenwashing c’è quello della compagnia petrolifera Chevron che sosteneva come i dipendenti della compagnia fossero impegnati attivamente nella tutela di orsi, farfalle, tartarughe.
In Italia pensiamo allo spot di Ferrarelle che pubblicizzava la bottiglia a “impatto zero” promettendo la compensazione dell’anidride carbonica emessa con la tutela di nuove foreste: l’azienda è stata multata perché la definizione di “impatto zero” fa percepire che le emissioni vengono interamente compensate. Nel 2010 anche San Benedetto è stata multata per avere presentato la sua bottiglia di plastica come “amica dell’ambiente” in diverse pubblicità.
Il caso più importante resta comunque quello Eni, multata a gennaio 2021 dall’ AGCM per greenwashing. Il garante ha esaminato così alcuni claim diffusi tra il 2016 e il 2019 da Eni relativi a “ENIdiesel+”, presentato come diesel bio, green e rinnovabile, con addirittura la possibilità di abbattere le emissioni di CO2 fino al 40%. L’AGCM ha considerato quella pubblicità come “ingannevole, ai sensi del Codice del Consumo”, dal momento che è emerso, da uno studio condotto dalla Commissione europea, che gli additivi vegetali presenti nel prodotto non riducono né l’impatto ambientale né i consumi.
L’Eni è poi tornata sotto i riflettori con la campagna “Plenitude” durante il Festival di Sanremo 2022, operazione ideata per mostrare le sue attività a favore dell’ambiente che, secondo Greenpeace e molti ambientalisti, sono solo di facciata, in vista della quotazione in borsa entro l’anno.
Durante la quarta serata del Festival, il cantante Cosmo ha gridato dal palco dell’Ariston “Stop greenwashing”, mentre agli attivisti di Greenpeace che hanno protestato fuori dal Teatro Ariston è stato dato il foglio di via per tre anni da Sanremo.