Cosa sappiamo del Re del Commercio Online?
Il “colosso” dei record
Ne avrete sicuramente sentito parlare: la recente Pandemia ha notevolmente (ri)avvicinato il mondo del commercio a quello di Internet; quasi ognuno di noi, avrà avuto bisogno – oppure semplicemente il desiderio – di acquistare un qualcosa che, a causa delle restrizioni per il contenimento del virus oppure per una semplice mancanza nell’area geografica di riferimento, non era acquistabile direttamente in un negozio fisico.
O perché no, magari potrebbe anche esserci lo “zampino” della convenienza: spesso, reca La Legge per Tutti, “comprare sul web è certamente più economico, e non solo perché vengono risparmiati gli elevati costi di distruzione del bene”.
È stata proprio questa una delle più grandi leve competitive di Amazon, il colosso del commercio online, che proprio con la diffusione del COVID-19, ha registrato dei veri e propri boom, sotto vari aspetti.
Il Post, illustra che: “nel terzo trimestre del 2020, Amazon ha registrato il triplo dell’utile netto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un totale di 6,3 miliardi di dollari, raggiungendo un flusso di cassa operativo di 55,3 miliardi tra settembre 2019 e settembre 2020, più del 50% in più rispetto all’anno prima. Da fine febbraio, il valore delle azioni di Amazon è aumentato circa del 60% e in questi mesi la società ha raggiunto i profitti più alti della sua storia”.
Un inizio insolito
Come ben si sa, non è sicuramente tutto oro quel che luccica. Di fatto, se Bezos può vantare un patrimonio che supera i 200 miliardi di dollari, dall’altro, è necessario analizzare a quali difficoltà l’ex CEO di Amazon abbia dovuto a far fronte prima di raggiungere questi strabilianti risultati. Innanzitutto, Amazon.com si presentò inizialmente come un negozio di libri online, con la sua unica sede fisica in un garage di proprietà di Bezos, nel 1994. Ad accompagnare Jeff in questa avventura, c’erano solo un paio di suoi giovani colleghi.
Dopo il lancio del primo sito web, nel luglio del 1995, la piattaforma ha iniziato a commercializzare i propri beni negli Stati Uniti ed in altri 45 Paesi, a distanza di soli 30 giorni dal suo lancio. Da lì in poi, sono stati aggiunti sempre nuovi oggetti e commodities al catalogo digitale dell’azienda, che è cresciuta esponenzialmente nel corso degli anni.
Bezos, ammette in un’intervista, si ritiene ancora oggi, a più di vent’anni di distanza da quegli accadimenti, “incredulo” per ciò che è successo. “Ero io stesso” – afferma – “a preparare e consegnare le merci, all’inizio di questa avventura”.
C’entra la Borsa?
Forbes, senza troppi giri di parole, rammenta come “la ricchezza di Jeff Bezos non venga da un assegno mensile”: rispetto al patrimonio di circa 200 miliardi di cui si accennava nel paragrafo precedente, il 90% di quella cifra, proviene da azioni della sua società.
Spesso e volentieri, i super-ricchi del mondo, preferiscono distribuire il valore delle proprie imprese tramutandolo in azioni: in questo modo, saranno decisamente minori le tasse da pagare rispetto ai propri patrimoni. In poche parole, l’obiettivo è quello di mantenere salda la propria ricchezza, senza però farla apparire come “denaro liquido” a disposizione nel proprio portafoglio.