Prezzi al rialzo per l’Unione Europea e non solo
La continuazione del conflitto non sta portando segnali positivi nello scorso marzo si è toccato il 7,5% di inflazione.
Infatti la guerra tra la Russia e l’Ucraina sta accelerando la crescita dei costi dell’energia e del caro vita, in diversi Paesi dell’Unione Europea, raggiungendo un record quasi del 10%; ciò coinvolge anche l’Italia, la quale non vedeva un innalzamento così dal 1991.
Principalmente l’innalzamento del caro vita è dovuto ai rincari dei costi energetici, iniziati già nel periodo post pandemico e continui con l’invasione della Russia in territorio ucraino. Ma non solo, anche gas, petrolio e materie di prime per il settore alimentare stanno subendo rincari rilevanti, e l’effetto di tutto ciò si nota.
Da questo scenario, è emerso anche un “terremoto” sui mercati finanziari internazionali, portando ad una caduta delle borse, che risulta significativa soprattutto in Europa, nonché un velo di incertezza e di volatilità degli stessi.
Questo forte aumento di prezzo di tutte le materie prime è destinato a perdurare con effetti certi sull’inflazione, che fa sentire i propri effetti sulla spesa italiana, già in difficile ripresa dopo due anni di pandemia.
L’Italia infatti, si è ritrovata in un nuovo stato di emergenza, che porterà ad un aumento dell’inflazione circa dell’8%; comportando così una diminuzione dei consumi e conseguentemente una diminuzione del PIL (Prodotto Interno Lordo). Tale situazione, salvo rinuncia del conflitto da parte della Russia, continuerà a provocare ulteriori danni alle imprese, soprattutto quelle collegate al turismo e alla ristorazione, già messe a dura prova nei periodi precedenti.