Curiosità

Quanto costa non sapere?

Cos’è l’educazione finanziaria?  Con il termine “competenze finanziarie” non si fa riferimento solo all’insieme di conoscenze in campo economico e finanziario di cui siamo dotati tutti, ma include anche i loro comportamenti e l’orientamento al lungo periodo delle loro scelte.

Fare progressi sul fronte dell’educazione finanziaria rappresenta una necessità urgente per il nostro paese. Più elevate competenze finanziarie consentono di prendere decisioni più consapevoli, di proteggersi dagli effetti di una crisi come quella che ci ha investito circa dieci anni fa, di ridurre le disuguaglianze.

Difatti, secondo l’ultima rilevazione dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), l’Italia si colloca significativamente sotto la media dei paesi sviluppati sia per le conoscenze sia per i comportamenti. Su 26 Paesi coinvolti dall’analisi sull’alfabetizzazione finanziaria degli adulti la media del punteggio è pari a 12,7 su un massimo di 21, che rappresenta il livello ottimale di una conoscenza finanziaria di base, per prendere decisioni in maniera consapevole. E l’Italia, con l’11,1, è all’ultimo posto (Hong Kong al primo).

Ma l’educazione finanziaria è davvero efficace?

SI. Sembra più facile trasmettere alcune nozioni, mentre è più difficile influenzare i comportamenti, come la propensione al risparmio o l’attenzione alla previdenza integrativa. Certamente, molto dipende da come è fatto un programma di educazione finanziaria, ovvero: secondo un buon programma mirato ad un target specifico, pianificato nel lungo periodo, formando adeguatamente i formatori, prevedendo un monitoraggio della sua efficacia e del suo effettivo impatto sui soggetti che ne usufruiscono.

Questo “non sapere” comporta dei costi per l’individuo stesso e sono almeno di tre ordini:

  • Il primo riguarda la pianificazione finanziaria, che significa avere uno scudo rispetto agli imprevisti e al futuro;
  • Il secondo riguarda il rischio di pagare di più i prodotti o ancora di sbagliare scelta prendendo prodotti non adatti, non confrontandoli con la giusta attenzione;
  • Il terzo si perdono occasioni, ad esempio non utilizzando al meglio gli strumenti offerti, come ad esempio: la rinegoziazione del mutuo, prima del rialzo dei tassi).

Un basso tasso di alfabetizzazione può indurre i soggetti ad un alto tasso di vulnerabilità alle truffe; un rischio abbastanza concreto, visto il ritardo degli italiani, oltre che lo scarso interesse a documentarsi.

Mai come in questo momento ci deve essere una spinta in più all’educazione finanziaria. Infatti Nadia Linciano, capo della Divisione studi della Consob e rappresentante della Commissione nel Comitato per l’educazione finanziaria, spiega “Ai rischi di sempre si sono aggiunte nuove sfide, come la digitalizzazione e la sostenibilità, accrescendo la necessità di cultura finanziaria per questo da anni puntiamo sull’educazione fin da bambini…”

È necessario inoltre innalzare la domanda di educazione finanziaria, agendo sugli aspetti comportamentali e sulla motivazione delle persone.

A cura di: Daniela Palermo

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