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L’euro e la fuga dai mercati

banconote di euro

È ormai risaputo che il mercato dei cambi subisce oscillazioni a volte difficili da prevedere soprattutto sul lungo termine perché influenzato da congiunture economiche e politiche, sia a livello nazionale sia a livello globale. 

Per quello che riguarda l’euro, tuttavia, possiamo descrivere la situazione corrente degli ultimi mesi in continuo calo, ma per fare un quadro più preciso dobbiamo capirne le cause.

Le origini del crollo

Prima di entrare nel dettaglio di ciò che sta avvenendo in questi mesi all’euro, è interessante fare un passo indietro al 2008 con la grande crisi finanziaria che ha colpito gli Stati Uniti e che ha portato addirittura al fallimento della Lehman Brothers.
In coincidenza con la crisi americana, il cambio tra euro e dollaro era iniziato a salire a  favore della moneta europea. Nonostante ci fosse già un innalzamento del valore dell’euro dal 2006 in poi, fu proprio nel 2008 che si registrò il picco più alto della storia con un tasso di 1,58 sul cambio. 

Tuttavia andò in picchiata subito dopo, dato che l’America riprese i suoi capitali depositati in Europa per sopperire alla crisi. 

Cosa succede in questo periodo all’euro?

Se si guarda il cambio da un anno a questa parte, si nota che  l’euro si sta svalutando in continuazione sul dollaro. Se a maggio 2021 quotava 1,21, alla fine del mese è già arrivato ad 1,07, con una perdita del circa il venti per cento sul  valore iniziale.
Contemporaneamente si nota che i capitali vengono trasferiti fuori dall’Europa già da un anno a questa parte, in seguito all’espansione monetaria della Fed durante la pandemia.

Questo significa che nel periodo pandemico i tassi di interesse americani sono riusciti a mantenersi positivi e stabili, a differenza dell’euro che ha registrato valori negativi per molto tempo. In parole semplici, significa l’euro ha progressivamente perso di valore, mentre il  dollaro lo ha acquistato. 

Ma se a gennaio scorso, il cambio era ancora pari a 1,14, la discesa si è fatta sempre più precipitosa. In questo quadro, le tensioni internazionali e la guerra in Ucraina sono stati un ulteriore segnale di allarme dei capitali impiegati in Europa e nella pratica, l’euro si è svalutato ancora del 7% in quattro mesi.

Tutto questo cosa comporta?

Ci sono numerose conseguenze derivanti da questa forte svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro:

  1. Le importazioni europee sono diventate più care del 20% in un anno,  alla luce del fatto che tutte le quotazioni delle materie prime, agricole, energetiche e minerarie sui mercati internazionali vengono espresse in dollari.
  2. L’inflazione europea è più alta rispetto a quella degli Usa dato che una delle sue componenti viene proprio determinata dall’aumento dei costi all’importazione.
  3. L’aumento dei tassi di interesse negli Usa incide negativamente sul bilancio dello Stato.
  4. C’è una sempre più esigua disponibilità di capitali nell’area dell’euro.
  5. La svalutazione dell’euro comporta una perdita netta sulla valutazione in dollari del portafogli investito in euro. È una perdita grave, perché incide sul valore del capitale generale dello stato. 

Naida De Angelis

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