Davanti ad una situazione di ingiustizia o di diseguaglianza il nostro cervello prova rabbia e disgusto, ecco cosa ci spiegano oggi i neuroeconomisti attraverso i loro studi. Inoltre queste emozioni negative che proviamo non rimangono silenti, ma si manifestano attraverso forti espressioni di protesta: ad esempio le scimmie cappuccine reagiscono alle ingiustizie rifiutando il cibo, e nello stesso modo gli esseri umani rinunciano ad un guadagno pur di punire in qualche modo chi è stato ingiusto con loro. E questo è un modello comportamentale che possiamo osservare in tutto il mondo ed in tutte le culture.
Come le emozioni modificano le nostre reazioni è stato studiato attraverso diverse varianti di un ultimatum game: un gioco semplice, in cui un giocatore (proposer) riceve 10 euro e deve decidere quanti darne al secondo giocatore (receiver), che potrà accettare o rifiutare. In caso di rifiuto nessuno ottiene nulla, e normalmente le offerte al di sotto del 30% vengono rifiutate. La variante introdotta nel gioco, per studiare le emozioni, consente al receiver di mandare messaggi al proposer tramite un computer.
L’idea dell’esperimento è vedere se attraverso la comunicazione il receiver sia disposto ad accettare anche offerte più basse. Ed effettivamente la possibilità di condividere le proprie emozioni è un modo alternativo attraverso il quale il giocatore esprime la propria punizione simbolica senza rifiutare l’offerta.
In conclusione, ci dicono questi esperimenti, la diseguaglianza e l’ingiustizia non solo non ci piacciono, ma ci fanno vivere male, aumentando drasticamente i problemi sociali e di salute di tutti i cittadini.