silhouette uomo d'affari di spalle

Dalla storia ad oggi

Da più parti, oggi, si sente parlare di separazione tra banche d’affari e banche commerciali. Per comprendere il concetto, occorre fare un passo indietro nel tempo. 

Tutto nasce dalla “Grande Depressione” del 1929, che influenzò anche il sistema bancario e da cui si comprese l’importanza della separazione delle attività bancarie.  La crisi del 1929 produsse un vero e proprio terremoto finanziario che portò, qualche anno dopo, nel 1933, gli Stati Uniti ad approvare la legge (Glass-Steagall Act, dal nome del senatore Carter Glass e del deputato Henr Steagall) con cui si prevedeva, per le banche, la separazione tra le attività commerciali e quelle di investimento.

 La finalità era quella di separare le attività finanziarie e speculative da quelle più strettamente commerciali, legate all’economia reale. In effetti, nel 1929 le banche, pur di ottenere notevoli guadagni sui loro investimenti, si esposero a forti rischi, che provocarono il loro fallimento.

Parecchio tempo dopo, nel 1999, in un mondo completamente trasformato, l’amministrazione americana guidata da Bill Clinton promulgò il Gramm-Leach-Bliley Act che abrogò le disposizioni del Glass-Steagall Act, determinando così il venir meno della separazione tra banche commerciali e banche d’affari. Si creò, per così dire, una sostanziale deregulation nel settore finanziario, una sorta di laissez-faire determinato da una generale fiducia sull’autodisciplina del mercato. 

grafico rosso che evidenzia crollo economico

La crisi del 2008

Tuttavia, nel 2008, si abbatté, a livello globale, una gravissima crisi finanziaria che, a partire dai mercati finanziari, si ripercosse sull’economia reale. Tutto ciò indusse i singoli stati ad intervenire in maniera strutturale nel sistema bancario; in sintesi, si cercò di ‘proteggere’ o recintare (secondo la normativa adottata dal Regno Unito con il “Ring-fencing”) l’attività bancaria tradizionale con la finalità di difenderla, impedendo a chi la svolge di compiere attività considerate rischiose. 

A riguardo, negli ultimi anni, negli Stati Uniti si è teorizzato una nuova e ulteriore separazione tra le attività bancarie; in tal senso, Arthur E. Wilmarth Jr., professore emerito di legge alla George Washington University, ha invitato a ripristinare un nuovo Glass-Steagall Act: “Esso migliorerebbe notevolmente la stabilità finanziaria. 

Impedirebbe alle banche di utilizzare depositi garantiti dal governo per finanziare il trading speculativo nei mercati. Proibirebbe alle banche di sottoscrivere titoli diversi da quelli di Stato. Impedirebbe agli istituti non bancari di offrire strumenti finanziari a breve termine (come i fondi comuni di investimento del mercato finanziario) che si mascherano da “depositi” ma non sono coperti dall’assicurazione sui depositi e da altre normative bancarie”.

Sinteticamente, ricordo che i campi d’azione delle banche d’affari sono: la consulenza strategica per aziende, gli investimenti su materie prime, derivati e azioni a rischio, l’amministrazione di fondi d’investimento.

Oggi

Nel dibattito politico nazionale è oggi presente l’importanza di norme strutturali finalizzate alla tutela dei risparmiatori, per restituire alle banche la loro vera funzione creditizia, volta cioè a raccogliere il risparmio per impiegarlo con prudenza e come volano principale dell’economia.

La separazione tra le banche ordinarie (commerciali) e quelle d’affari avrebbe, in sintesi, la funzione di far uscire il Paese dalla cultura del guadagno facile, vera e propria ubriacatura collettiva fondata sulla ricchezza senza sacrifici e sulla creazione del denaro dal nulla.

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